Accolti nelle sfere di Spandrel, trovano posto i semi di piante alimentari, esotiche e autoctone della Spermoteca Italica, una raccolta di oltre sedicimila provette conservate a Padova, presso l’Orto botanico universitario più antico al mondo (1545).
È il seme a consentire la nascita di nuovi individui. La pianta lo protegge con involucri secchi e rigidi, come nel papavero, o con strutture carnose, colorate e profumate, come nella ciliegia. Spesso i rivestimenti favoriscono la migrazione, attirando animali che se ne cibano ed espellono il seme a grande distanza. A volte i semi sono leggeri per galleggiare sull’acqua, provvisti di ciuffi di peli per volare o dotati di uncini e setole per attaccarsi agli animali. Ci sono semi piccolissimi, come nelle orchidee, oppure enormi come quelli del coco de mer delle Seychelles.
Tutte le specie hanno storie da raccontare. I semi, custodi della biodiversità del Pianeta, incarnano la lunga tradizione di scambi tra i popoli, testimoniano le variazioni negli ecosistemi, documentano le interazioni tra mondo vegetale e animale.
A conservare questo prezioso patrimonio è l’Università di Padova che si appresta a festeggiare otto secoli di scienza e di storia.
Nel 2022, anno in cui ricorrono gli ottocento anni dalla sua fondazione e proprio nel quadro delle celebrazioni per l’importante anniversario, l’Ateneo patavino riunirà in un’unica sede il sapere botanico e il sapere medico, accogliendo nella palazzina storica dell’Orto il nuovo Museo botanico, con l’Erbario e la Spezieria, e la sezione antica della Biblioteca medica Pinali. Una contaminazione che richiama l’origine della fondazione dell’Orto botanico di Padova, patrimonio UNESCO, crocevia di questi saperi e ancora oggi luogo attivo di scienza e ricerca.
L’ORTO BOTANICO
L’Orto botanico dell’Università di Padova fu fondato nel 1545 come “Horto medicinale” per la coltivazione di piante medicinali a fini scientifici e didattici. La sua istituzione fu fortemente sollecitata da Francesco Bonafede, che allora ricopriva la cattedra di “lettura dei semplici”, per permettere agli studenti un più facile riconoscimento delle piante medicinali.
Presto l’Orto divenne un luogo di grande interesse per la rarità dei vegetali in esso contenuti, tanto che, già pochi anni dopo la fondazione, si rese necessaria la costruzione di un muro di recinzione a difesa delle preziose specie ospitate.
Molte specie, infatti, furono introdotte per la prima volta in Italia attraverso l’Orto botanico di Padova, che beneficiava del ruolo cruciale della Repubblica di Venezia, dei suoi possedimenti e dei suoi scambi commerciali: è il caso, ad esempio, dell’agave e della patata.
L’Orto botanico di Padova è il più antico orto botanico universitario al mondo, visitato ogni anno da 180.000 visitatori. Nei secoli, ha conservato la propria collocazione originaria e gran parte delle caratteristiche dell’impianto cinquecentesco.
Da sempre luogo di ricerca scientifica, scambio culturale e didattica, dal 1997 è inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco con la seguente motivazione: “L’Orto Botanico di Padova è all’origine di tutti gli orti botanici del mondo e rappresenta la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra la natura e la cultura. Ha largamente contribuito al progresso di numerose discipline scientifiche moderne, in particolare la botanica, la medicina, la chimica, l’ecologia e la farmacia”.
Nel 2014 l’Orto botanico ha ampliato il proprio patrimonio botanico, inaugurando il Giardino della biodiversità: cinque nuove grandi serre che propongono un viaggio attraverso cinque biomi diversi. In un intreccio tra botanica e antropologia, il Giardino della biodiversità illustra la storia delle relazioni tra uomo e piante, dalla preistoria all’agricoltura, e accoglie 1300 specie, accompagnando il visitatore alla scoperta delle piante della foresta tropicale pluviale e della vegetazione tipica delle aree temperate, mediterranee e aride.
Tra Orto antico e Giardino della biodiversità, oggi l’Orto botanico dell’Università di Padova conta oltre 3500 specie e numerosi alberi storici: prima fra tutti la Palma di San Pietro, messa a dimora nel 1585.
IL NUOVO MUSEO BOTANICO
L’Erbario e le collezioni storiche
La lunga lista di materiali botanici conservati dall’Università di Padova testimonia gli interessi che nel tempo hanno animato gli studiosi e conta la presenza di semi, frutti, rotelle e sezioni ultrasottili di legno, tabelloni didattici, pannelli in cera d’api, modelli fungini, vetrini con diatomee e lastre fotografiche, tutti oggetti in gran parte raccolti a partire dagli inizi dell’Ottocento.
Oltre a questo nell’Erbario sono conservati più di 600.000 esemplari tra piante essiccate, alghe, funghi, licheni e galle. I preziosi oggetti dell’Herbarium Patavinum (provenienti dall’Italia e dall’Europa, dall’Africa, dal Giappone, dagli Stati Uniti o dall’Australia) sono un’importante fonte di informazioni riguardanti la biodiversità vegetale a partire dalla fine del Settecento, che fornisce indicazioni sulle esplorazioni geografiche e sugli usi locali di alcune specie.
Tra i materiali conservati ci sono anche i semi della “Spermoteca Italica”, composta da 16.346 provette, appartenenti a specie ornamentali e coltivate ad uso alimentare, a specie impiegate in campo medicinale e a quelle che crescono spontaneamente sul territorio nazionale. La raccolta, che trae origine dagli scambi in uso tra i vari giardini e orti botanici italiani ed europei, è formata da migliaia di specie accumulate negli anni, principalmente con scopi didattici, e rappresenta un autentico documento storico e un utilissimo mezzo di confronto per assegnare un nome a semi di origine sconosciuta.
La Spezieria
Nel 1532 Francesco Bonafede, fondatore dell’Orto e titolare della cattedra ad lectura simplicium, ne aveva richiesto l’istituzione per venire incontro alle esigenze degli studenti di medicina, che desideravano una più ampia trattazione dei medicamenti rispetto a quella che veniva impartita nella scuola del tempo.
Dopo quasi cinque secoli dalla sua richiesta l’attuazione del progetto del fondatore si realizzerà attraverso la musealizzazione di una preziosa collezione di antichi arredi di farmacia, libri, droghe e strumentazioni donate all’Università dal farmacista Giuseppe Maggioni, che aggiungendosi alle collezioni storiche e all’Erbario andrà a costituire il nucleo centrale del nuovo Museo botanico.